Sabino Pignataro

sabato 6 aprile 2013

L'assurdità delle guerre di religione.

Cristanziano Serricchio è stato un poeta mediterraneo. La sua è una poesia di tutti i tempi, come quella dei grandi poeti mediterranei. I suoi versi seguono la rotta delle navi che solcano l'azzurro del Mediterraneo, le voci dei porti e delle isole, delle pianure e dei borghi che incoronano il Mare Nostrum. Serricchio merita di essre nelle antologie della grande poesia mediterranea.
Rileggo il suo splendido romanzo che ha per titolo proprio “L’Islam e la Croce”, edito da Marsilio nel 2002. Cosa racconta questo romanzo e quali riflessioni fa nascere.
La città di Manfredonia è colpita e invasa dai Turchi. Un saccheggio terribile. Una città di mare per un popolo che naviga i mari. Una bambina di otto anni di nome Giacometta viene fatta schiava e portata in Turchia, nel Topkapi ad Istabul. Diventerà la sposa del sultano, o meglio la favorita. Da questo rapporto nasce Osman.
Quando il bimbo ha appena due anni, insieme alla mamma, compie un pellegrinaggio verso la Mecca. Durante il viaggio vengono rapiti dai Cavalieri di Malta. Giacometta ritorna  in Occidente e rientra nella religione del Cristianesimo. 
Così Osman viene formato ed educato al cattolicesimo e resterà nella storia della vita del romanzo con il nome di fra Domenico Ottomano. Diventa così il tramite tra la cattolicità cristiana e l’Oriente musulmano. Tanto che alla morte del padre Ibraim cercherà di diventare sultano dell’Impero d’Oriente. È stato definito l’uomo della mediazione. 

Tra le sue pagine una religiosa lezione: “L’odio, la vendetta, la guerra eterna tra due fedi hanno bisogno di tempo perché gli uomini prendano consapevolezza della loro assurdità”.