Sabino Pignataro

domenica 14 novembre 2010

Ramize Erer.


E’ stata definita da molti la Marjane Satrapi turca, in effetti con la celebre disegnatrice iraniana, Ramize Erer ha alcuni tratti in comune, primo fra tutti il mestiere che si è scelto. Se persino in Europa e negli Stati Uniti il mondo dei fumetti fatica ad aprirsi alle presenze femminili, si può infatti immaginare quanto questo sia ancora più complicato in paesi in cui le donne, più in generale, devono lottare per vedersi riconosciuti diritti di parità con gli uomini.
Il femminismo espresso da Ramize Erer è interamente concentrato sui rapporti tra uomini e donne in un paese, la Turchia, da sempre ponte tra Oriente ed Occidente. Ironica, tagliente, senza peli sulla lingua, da diversi anni è impegnata sul fronte dell’affermazione dei diritti delle donne. La sua arma è il disegno, le strisce che pubblica su importanti riviste turche (“Leman” e “Radikal” tra gli altri) e che sono state raccolte in alcuni volumi, uno dei quali è stato pubblicato anche in Italia con il titolo “Matrimoni. La Turchia vista dalla camera da letto” (Edizioni Fernandel, 2007).
Ad ispirare le sue storie sono le tante donne che hanno popolato la sua vita, dalla madre, che “le ha donato qualcosa che le madri di solito hanno paura di donare alle loro figlie, la libertà” (come ha dichiarato in un’intervista al quotidiano francese “Le Monde”), alle amiche che trascorrono interminabili pomeriggi attorno a una tazza di tè, a lamentarsi degli uomini. Un universo femminile ricco di sfumature, fatto di scanzonata consapevolezza, frivolo e al tempo stesso battagliero, specchio impietoso di una società segnata da mille contraddizioni, sospesa tra ansie di modernizzazione e fughe a ritroso nella tradizione più opprimente.
Da qualche anno vive in esilio volontario a Parigi, a seguito delle numerose minacce che lei e il marito, il disegnatore satirico Tuncay Akgün, hanno ricevuto per le tematiche affrontate nelle loro strisce.

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