Sabino Pignataro

sabato 22 gennaio 2011

Il noir mediterraneo sinonimo di lotta e resistenza.


I romanzi appartenenti al genere noir mediterraneo hanno principalmente due livelli di lettura: un primo livello è quello classico, quello con cui si affronterebbe qualsiasi altro romanzo d’evasione; il secondo livello scava più a fondo nel nucleo della storia, nell’inchiesta e nella denuncia che quella storia vuole raccontare. La denuncia che ovviamente si accompagna ad una chiara e fredda disamina della società contemporanea nei suoi profili storico-politici ed economici-criminali, caratteristiche già insite di per sé nel genere noir, che lo rendono una perfetta chiave di lettura della realtà. Denunciare. Sensibilizzare il lettore. Portarlo a pensare. Il creatore di questo genere è senza dubbio lo scrittore francese Jean-Claude Izzo, autore della celeberrima trilogia marsigliese dell’ex flic Fabio Montale. Probabilmente la poetica e le intuizioni di Jean- Claude Izzo sono state fortemente ispirate da un altro noirista francese, di una generazione precedente, che ha indagato ed eviscerato senza alcuna pietà la realtà nei suoi più di duecento romanzi: André Héléna. Massimo Carlotto ha senza dubbio portato avanti le lezioni di Izzo, arricchendo il genere e adattandolo ai continui cambiamenti socio-criminali dell’Italia scomoda che continua a raccontare da quasi ormai venti romanzi. Il noir mediterraneo diventa così uno strumento di lotta e resistenza contro l’industria della falsità, e deve perciò essere totalmente coerente con la sua poetica. La speranza però esiste, e risiede proprio nella filosofia stessa del noir mediterraneo, infatti il fine del noir mediterraneo è la condivisione della verità e di un moto di critica verso le ingiustizie e le incoerenze della nostra società. Così scrivere sarà sinonimo di lottare. E leggere di resistere.

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