Sabino Pignataro

domenica 25 novembre 2012

Breviario Mediterraneo (Predrag Matvejevic)

Il romanzo racconta ciò che siamo e il nostro modo di vivere: è la narrazione del mare nostrum che archivia con minuzia e passione i grandi fatti e i piccoli dettagli. Matvejevic raccoglie elementi senza piglio professorale, ma piuttosto da viaggiatore. Breviario Mediterraneo ci parla della nostra civiltà attraverso guerre e conquiste, ma anche tramite una rete di scambi. L’autore ricerca un denominatore comune tra tutte le sponde del Mediterraneo: un segno, un tratto distintivo, una piccola fiamma che accomuni gli abitanti del Bosforo con quelli di Gibilterra, i marinai cartaginesi e quelli genovesi. Il viaggiatore deve comprendere la logica del mare, che è diversa dalla logica di chi vive nell’entroterra. Nel Mediterraneo ci può essere tutto e il contrario di tutto. La verità del mare non sempre coincide con quella degli uomini, così come il suo paesaggio, ora generoso ora tremendo, non sempre corrisponde ai desideri dei suoi abitanti. Diviene impossibile tracciare un profilo del Mediterraneo: chi potrebbe sospettare che Salisburgo è in realtà una città con spiccati accenti mediterranei? Chi dice che anche le città dell’entroterra non possano esserlo? Questo Breviario è una continua ricerca di noi stessi.

mercoledì 7 novembre 2012

Occidente o Eurasia.


Leggi il post ed ascolta della buona musica: Bob Dylan - Knockin' On Heaven's Door (Unplugged) (clicca qui)
Sono passati parecchi mesi dall'ultimo post pubblicato su questo blog. Non sono mancati gli argomenti; è venuta meno la salute. Adesso si riprende cercando di recuperare il tempo passato. Gli eventi che si sono succeduti in questi mesi sono stati ricchi d'interesse e purtroppo non privi di difficoltà. Il Mediterraneo continua ad essere teatro ricco di fatti e persone che saranno decisivi per il futuro dell'intero globo. Questa non è solo una speranza, ma una certezza. “Chi controlla il territorio costiero governa l’Eurasia; chi governa l’Eurasia controlla i destini del mondo” profetizzava in un suo libro lo studioso americano Nicholas J. Spykman. Non è infondata una lettura della “primavera araba” alla luce dei criteri geostrategici sopra indicati.
Mantenere nel caos questi territori per l'Occidente è fondamentale. Ad esempio nella Cirenaica si concentrano le ricchezze petrolifere, e molte capitali occidentali auspicherebbero la divisione della Libia. L'America certamente non sta a guardare. Il “New York Times” ha scritto che “alcuni movimenti e capi direttamente impegnati nelle rivolte del 2011 nel Nordafrica e in Medio Oriente hanno ricevuto addestramento e finanziamenti da diverse organizzazioni americane riuscendo così a rovesciare i governi della Tunisia e dell’Egitto e ad impadronirsi della Libia, non riuscendo ad abbattere il governo siriano. Anche l'Algeria è nel mirino. Lo scopo degli “islamisti” non è nell’instaurazione di un ordine islamico, ma in una versione islamizzata della cultura occidentale.
Tra questi i più famosi sono il movimento “fondamentalista moderato” dei Fratelli Musulmani e l'AKP (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo). Quest'ultimo movimento turco, incoraggiando i fermenti del mondo arabo rischia di creare una frattura nei buoni rapporti con la Russia e con l’Iran. Bisognerà decidere se stare con l'Eurasia o con l'Occidente.