Sabino Pignataro

sabato 19 gennaio 2013

Il pensiero di Scipione Guarracino.



Un mare antico, antichissimo, come la storia dell’uomo, un aggettivo che ha finito col diventare il nome proprio di una regione marina che unisce tre continenti e tre civiltà. Il Mediterraneo, nei millenni della sua esistenza, è stato e continua ad essere un luogo di scambio di conoscenze, di migrazioni di popoli, di commerci e di guerre; e per questo, il Mediterraneo è il mare del Mito, capace di attrarre pensatori, scrittori e storici di ogni epoca: da Omero ad Erodoto, da Fernand Braudel a Predrag Matvejevic, da Abraham Yehoshua ad Amin Maalouf.
Tutto questo è raccontato da Scipione Guarracino, docente presso la facoltà di Scienze Politiche di Firenze, nel saggio “Mediterraneo”, edito da Bruno Mondadori. Dalle sue pagine, emerge chiaramente la sovrapposizione, l’intreccio e la contrapposizione fra le tante civiltà che hanno scritto la storia mediterranea, in una convivenza delle diversità: una condizione necessaria al futuro di un mare che continua ad essere al centro dei destini del mondo. Braudel disse che il Mediterraneo ha tante frontiere (più di 100), ha tanti beni, ma soprattutto ha tanti circolazioni di uomini e tanti scambi culturali. Il Mediterraneo è dinamico, non è affatto statico, ma anzi viene considerato dallo Storico Braudel una distesa di pianure liquide interrotte da porte: le porte sono quelle “strettoie” che si trovano nel Mare Nostrum, esempio di porta può essere la parte di mare compresa tra la Tunisia e la Sicilia. Ogni porta permette l'accesso a nuove culture e nuovi popoli. La varietà di popoli interessati dalla sfera Mediterranea ha fatto sì che questa zona del nostro pianeta per quasi 2000 anni è stata il centro economico e culturale in assoluto. Non è sbagliato parlare quindi di una storia Medievale Eurocentrica, perché effettivamente il Mediterraneo è stato già dal tempo dei greci e dei Romani l'epicentro dell'umanità.
Non è però dello stesso parere Braudel che invece rappresentò il Mondo con i poli invertiti, in Modo da mettere in evidenza la presenza del deserto del Sahara che effettivamente prevale e il Mediterraneo passa veramente in secondo piano. Quello che Braudel vuole dimostrare è che l'Africa, come anche tutta l'Europa continentale, è in strettissimo rapporto con il mediterraneo settentrionale. Non si può parlare di mediterraneo senza considerare l'importanza che l'Africa ha per tutta l'Europa; parte del merito del successo sviluppatosi lungo le coste di questo “grande lago” è da attribuire appunto all'Africa, soprattutto per la ricchezza dei prodotti e dell'oro che venivano importati in Europa. Lo scopo di Braudel è quello di screditare la teoria di una storia eurocentrica.

sabato 12 gennaio 2013

François Beaune e la Rapsodia del Mare di Mezzo


E’ un mare in mezzo alle terre il nostro, un mare, come scriveva Borges, che unisce ciò che separa: ma occorre riconoscerne il canto, raccoglierlo, cucirlo insieme, tessere una sola tela con le sue molteplici suggestioni – o creare una rapsodia, che letteralmente è proprio questo: tessitura di canti diversi in uno solo. E François Beaune, come un antico rapsodo venuto da lontano, si è impegnato in questo straordinario lavoro di tessitura: da un paese all’altro, raccoglie e intesse le storie che gli vengono raccontate, storie vere di un momento importante, di qualcosa che ha lasciato un segno, che è bello condividere -”partager”  è la sua parola d’ordine. Le storie sono di dei e di eroi, sono le nostre: quelle di tutti noi Dei ed Eroi. Chiunque può partecipare: basta pensare a qualcosa che ci abbia colpito, che per noi sia stato importante, qualcosa che magari non abbiamo mai raccontato; e poi, andando sul sito inserirla. Pian piano la nostra diventerà una vera e propria Rapsodia: la storia del Mito che in noi vive ogni giorno; e forse arriveremo a scoprire che lo Straordinario si cela dentro ciò che noi pensiamo sia Ordinario. E’ solo nella condivisione, in questo partager et melangérche la con-versione avviene. Noi siamo il Mare di Mezzo: pensiamoci!