Sabino Pignataro

sabato 9 marzo 2013

Anemos.



Un viaggio letterario lungo le coste del Mediterraneo alla (ri)scoperta di miti, racconti e leggende per costruire la storia dei venti: ecco il percorso che il ricercatore e grande appassionato di mare Fabio Fiori compie nel suo nuovo saggio "Ánemos. I venti del Mediterraneo", che Mursia ha mandato in libreria, in occasione della festa mondiale del vento promossa dall'Ewea, l'associazione europea dell'energia eolica e dal Gwec, il Global Wind Energy Council e organizzata in Italia da Anev, associazione nazionale energia vento.
A partire dalla personale esperienza di velista e di studioso del mare, Fiori ricorda ­ come in un diario di bordo ­ i propri viaggi, lasciando però che siano i venti i veri protagonisti. Attraverso puntuali e precisi riferimenti alla letteratura, all’etimologia, alla storia, alla musica e alla mitologia si possono così sfogliare i petali che vanno a comporre la celebre rosa dei venti. A ognuno dei venti viene dedicato un capitolo nel quale, assieme a un’accurata analisi dei principali snodi storici e mitologici, riaffiorano rimandi all’arte e alla poesia di autori italiani: a esempio, Eugenio Montale, «il poeta più attento ai venti», oppure Salvatore Quasimodo al quale «il vento entra nel sangue» e, ancora, Umberto Saba che mal sopportava la Bora “chiara” ­ quella che soffia rabbiosa nel cielo sereno ­ e preferiva quella “scura” per la sua «buia violenza».
Navigando nelle pagine delle tradizioni si approda infine all’antica Grecia, dove il vento era ánemos, ovvero quell’inafferrabile e misterioso soffio, quell’unico «immutabile elemento dalla notte dei tempi» che ha permesso all’uomo antico, e permette ancora all’uomo moderno, di viaggiare e di estendere le proprie conoscenze.

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