Sabino Pignataro

domenica 11 gennaio 2009

Un uomo che si sentiva profondamente mediterraneo, quasi un arabo di Genova

“Creuza de ma” però non è solo una dissertazione linguistico-letteraria o antropologica: è una storia di mare, è la storia ancestrale del Mediterraneo, dai Fenici ai Berberi ed ai Pirati , e dalla pirateria dei Pirati a quella delle petroliere e dei mercati.
Pirati e marinai vanno in mare aperto ma tornano, debbono tornare, e si raccontano prima e dopo ogni viaggio; c’è qualcuno che li aspetta, là nella casa di pietra, ricca di pietanze e di buon vino, mentre attraverso i vetri puoi vedere le colombe posarsi sulla fontana.
Allora il racconto si confonde con il mare ed esso con l’idea stessa del viaggio.
Questo mare che non tace, con la sua voce altalenante, tenace e delicata; esprime pazienza, dolore, collera o, più semplicemente, adagia i suoi flutti su di un tempo senza tempo.
Questo mare che può inghiottire in un baleno la mia voce nella sua; rompere la piccola certezza delle chiglie e delle corde marce consumate dal sale; lasciare che l’onda del Destino ci conduca, come per distrazione, su questa mulattiera di mare. (F.De Andrè)

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