Sabino Pignataro

domenica 15 novembre 2009

Il film Marock: sintesi del liberalismo in Marocco.

Tratto da Quaderni Radicali, articolo di Ahmed R. Benchemsi.


La produzione artistica di un paese racconta molto delle evoluzioni sociali e politiche che quel territorio sta affrontando. L’arte è lo strumento attraverso cui, nei secoli, le posizioni più evolute, spesso delegittimanti i poteri costituiti, hanno potuto trovare un terreno di espressione efficace e penetrante, sebbene dietro il velo del linguaggio delle immagini o della prosa letteraria, meno temuto dagli apparati. Un fenomeno che ben è rappresentato dalle vicende legate alla produzione, in Marocco, di una pellicola che descrive l’impeto di una giovane donna che si ribella agli stili ed ai dogmi dettati dai canoni sociali di un paese musulmano. Il film, sebbene sia stato fortemente contestato, è stato proiettato in alcune sale marocchine riscuotendo un discreto successo e determinando un dibattito acceso tra conservatori e progressisti. Al di là delle considerazioni che ciascuno potrà fare al termine della lettura di questo articolo, va rilevato, come dato inequivocabilmente positivo, che in quella terra una esperienza del genere sia stata comunque possibile. Ciò ci dice già molto di quanto sta avvenendo nel paese maghrebino che, grazie alla politica del giovane Mohammed VI, sta attraversando una delicata e interessante fase di trasformazione sociale. In Marocco, nel 2005 si è aperto un acceso dibattito tra progresso e oscurantismo. La disputa è stata portata alla luce dal film, Marock – un gioco di parole tra la parola francese Maroc e la musica rock – della giovane regista, Leila Marrakshi. Il film, a prescindere dalla sua qualità cinematografica, rompe ogni tabù non soltanto della società marocchina, ma anche di quella araba-musulmana in generale, riuscendo a riprodurre la divisione e la lotta interna tra “coloro che guardano all’avvenire e coloro che hanno le allucinazioni del passato (gli islamisti). Il dibattito tra oscurantismo e modernismo-progressismo non si riferisce pertanto soltanto al Marocco, ma riflette una disputa che in modo più o meno aperto, in maniera particolare da dopo gli attentati dell’11 Settembre negli Stati Uniti, si sta protraendo dal Nord Africa al Medio Oriente.
Il Marocco ha preso come pretesto il film Marock per portare alla luce il dibattito sul modernismo, che va avanti dalla sua indipendenza e forse da ancor prima. Dopo tutto, le voci dell’opposizione come Meh-di Ben Barka ci sono sempre state. Soprattuto in Nord Africa, culla della cultura riformatrice nel mondo arabo, che ha visto fiorire la poesia di Abu Nawas sull’amore bisessuale, e la crescita del sociologo Ibn Khaldun. Il Marocco, dopo anni di repressione interna, ha visto aumentare la libertà di espressione dopo la morte del Re Hassan II, e la presa di potere del figlio, Mohammed VI, che in questi ultimi anni ha dato la sua approvazione anche per riforme concernenti lo status femminile. Le libertà civili e di espressione continuano comunque a essere minacciate sia dalla monarchia sia dalla nuova ondata islamista. Nel 2007, il Marocco è andato a votare alle urne e il PJD, nonostante le aspettative occidentali, ha perso. Il problema del terrorismo e dell’integralismo però continua a sussistere. I quotidiani marocchini liberali si chiedono quale Marocco la popolazione vuole: quello del progresso o quello dell’oscurantismo. Fouad Laroui, uno dei più noti scrittori marocchini, racchiude il dibattito in una sola frase: “Esiste il Marocco che sogna e quello che ha ancora le visioni”.

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