Sabino Pignataro

giovedì 27 dicembre 2012

Il Mediterraneo di Buttafuoco.



Pietrangelo Buttafuoco racconta così il suo ultimo romanzo «Il lupo e la luna":
«Una storia italianissima, potente, perfetta. Due destini, Oriente e Occidente, due imperi, ottomano e spagnolo, che si saldano nella sua esistenza. Tutto quello che oggi non riusciamo a decifrare torna in queste storie dimenticate». L'incredibile vita di Scipione Cicala, già soggetto di una canzone di Fabrizio De André contenuta nel disco «Creuza de ma». Nato a Messina da una nobile e ricca famiglia di origine genovese, ancora dodicenne nel 1560 insieme al padre cadde nelle grinfie del terribile pirata Dragut, corsaro ottomano che all'epoca spadroneggiava nel Mediterraneo. Il padre viene condotto dai pirati ad Algeri, dove sconterà una lunga prigionia dividendo la cella con il celebre scrittore Miguel De Cervantes. Il giovane Scipione invece, dopo un terribile viaggio in nave, giunge nel cuore dell'impero dove gli viene offerta un'unica alternativa alla condanna a morte: convertirsi ed entrare nel corpo dei Giannizzeri per combattere per l'impero turco. Abiurato il Cristianesimo ed abbracciato l'Islam, Scipione viene quindi ammesso al palazzo imperiale dove le sue doti (tra cui la leggendaria avvenenza fisica) lo fanno entrare nelle grazie dell'imperatore Solimano il Magnifico. È l'inizio di una seconda vita sfolgorante: sposa due nipoti dell'imperatore, accumula enormi ricchezze, ricopre incarichi di prestigio sempre crescente. Nel 1591 viene nominato Grand'Ammiraglio della flotta Ottomana, e il Sultano gli affida battaglie sempre più potenti. «Le vittorie dell'impero Ottomano sotto il suo comando diventeranno uno dei punti di svolta della modernità», spiega Buttafuoco. Tra mito e storia si collocano alcune vicende successive della sua vita: il ritorno a Messina sotto mentite spoglie, riconosciuto dalla nutrice quando entrò nella sua casa natale passando da un cunicolo sotterraneo, il rapimento di una donna bellissima che diventerà sua moglie e per la quale farà costruire il «Castiddazzu» ancora oggi simbolo della terra sicula e tante altre affascinanti vicende che da secoli attraversano la Sicilia sulla bocca dei cantastorie che animano ogni festa di paese. Scipione Cicala, noto in Turchia come «Cigalazade Yusuf Sinan Pasa» (dove «Sinan» sta per «genovese»).Pietrangelo Buttafuoco diventa il simbolo di un'unica grande cultura, quella dei popoli del Mediterraneo. Per Buttafuoco oggi più che mai è una storia da cui trarre insegnamento: «Perché l'identità non è la difesa di confini che poi non danno frutti. E chi chiude il proprio orizzonte rispetto alla geografia è destinato a soccombere».

domenica 25 novembre 2012

Breviario Mediterraneo (Predrag Matvejevic)

Il romanzo racconta ciò che siamo e il nostro modo di vivere: è la narrazione del mare nostrum che archivia con minuzia e passione i grandi fatti e i piccoli dettagli. Matvejevic raccoglie elementi senza piglio professorale, ma piuttosto da viaggiatore. Breviario Mediterraneo ci parla della nostra civiltà attraverso guerre e conquiste, ma anche tramite una rete di scambi. L’autore ricerca un denominatore comune tra tutte le sponde del Mediterraneo: un segno, un tratto distintivo, una piccola fiamma che accomuni gli abitanti del Bosforo con quelli di Gibilterra, i marinai cartaginesi e quelli genovesi. Il viaggiatore deve comprendere la logica del mare, che è diversa dalla logica di chi vive nell’entroterra. Nel Mediterraneo ci può essere tutto e il contrario di tutto. La verità del mare non sempre coincide con quella degli uomini, così come il suo paesaggio, ora generoso ora tremendo, non sempre corrisponde ai desideri dei suoi abitanti. Diviene impossibile tracciare un profilo del Mediterraneo: chi potrebbe sospettare che Salisburgo è in realtà una città con spiccati accenti mediterranei? Chi dice che anche le città dell’entroterra non possano esserlo? Questo Breviario è una continua ricerca di noi stessi.

mercoledì 7 novembre 2012

Occidente o Eurasia.


Leggi il post ed ascolta della buona musica: Bob Dylan - Knockin' On Heaven's Door (Unplugged) (clicca qui)
Sono passati parecchi mesi dall'ultimo post pubblicato su questo blog. Non sono mancati gli argomenti; è venuta meno la salute. Adesso si riprende cercando di recuperare il tempo passato. Gli eventi che si sono succeduti in questi mesi sono stati ricchi d'interesse e purtroppo non privi di difficoltà. Il Mediterraneo continua ad essere teatro ricco di fatti e persone che saranno decisivi per il futuro dell'intero globo. Questa non è solo una speranza, ma una certezza. “Chi controlla il territorio costiero governa l’Eurasia; chi governa l’Eurasia controlla i destini del mondo” profetizzava in un suo libro lo studioso americano Nicholas J. Spykman. Non è infondata una lettura della “primavera araba” alla luce dei criteri geostrategici sopra indicati.
Mantenere nel caos questi territori per l'Occidente è fondamentale. Ad esempio nella Cirenaica si concentrano le ricchezze petrolifere, e molte capitali occidentali auspicherebbero la divisione della Libia. L'America certamente non sta a guardare. Il “New York Times” ha scritto che “alcuni movimenti e capi direttamente impegnati nelle rivolte del 2011 nel Nordafrica e in Medio Oriente hanno ricevuto addestramento e finanziamenti da diverse organizzazioni americane riuscendo così a rovesciare i governi della Tunisia e dell’Egitto e ad impadronirsi della Libia, non riuscendo ad abbattere il governo siriano. Anche l'Algeria è nel mirino. Lo scopo degli “islamisti” non è nell’instaurazione di un ordine islamico, ma in una versione islamizzata della cultura occidentale.
Tra questi i più famosi sono il movimento “fondamentalista moderato” dei Fratelli Musulmani e l'AKP (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo). Quest'ultimo movimento turco, incoraggiando i fermenti del mondo arabo rischia di creare una frattura nei buoni rapporti con la Russia e con l’Iran. Bisognerà decidere se stare con l'Eurasia o con l'Occidente.

domenica 25 marzo 2012

Carmelo Bene.

Leggi il post ed ascolta della buona musica: De Andrè - Geordie (clicca qui)
Sono passati dieci anni dalla morte di Carmelo Bene. Scomodo da vivo, dimenticato da morto. Lo voglio ricordare con questa frase: "Se si vuole davvero cambiare qualcosa, bisogna cominciare a cambiare se stessi, andare contro se stessi fino in fondo. Il massimo impegno civile è l'auto-contestazione." Un'altra frase molto bella e di attualità: "Nelle aristocrazie il principe non si fa eleggere, è lui che elegge il suo popolo. In democrazia il popolo è bastonato su mandato del popolo. È la pratica certosina dell'autoinganno. Si dice che il trenta per cento sia astensionismo. Nego, tutto è astensionismo. Sono comunque voti sprecati."

domenica 4 marzo 2012

domenica 5 febbraio 2012

Monti e la dismissione dei terreni agricoli demaniali

Leggi il post ed ascolta buona musica: Pink Floyd-One of these days (clicca qui ed apri altra scheda)
In Italia il processo di concentrazione delle terre ha ripreso vigore: l’1% delle aziende controlla il 30% delle terre agricole. Circa 22.000 aziende, con una taglia superiore ai 100 ettari, si spartiscono oltre 6,5 milioni di ettari di superficie agricola, e negli ultimi 10 anni c’è un crollo del numero delle aziende con una taglia sotto i 20 ettari. L’agricoltura familiare, quella con una taglia inferiore ai 20 ettari che è il cuore dell’agricoltura italiana, viene decimata. 1 febbraio 2012. Sono i dati analizzati dall’ong CROCEVIA, da oltre 50 impegnata nella difesa dell’agricoltura contadina, che lancia il rapporto ‘Terra e agricoltura. Il caso italiano- Land grabbing: case studies in Italy’. A partire dal Censimento agricolo del 2010 prende in esame i processi di concentrazione, controllo, integrazione, espropriazione delle terre. Sottolineando i limiti delle politiche pubbliche e l’erosione della capacità produttiva agricola. E’ di fronte a questa fotografia dell’agricoltura italiana che bisogna analizzare le norme relative alla dismissione dei terreni agricoli demaniali varate dal Governo Monti.

sabato 21 gennaio 2012

Quando la Rai fa servizio, chiude.

Leggi il post ed ascolta buona musica: Bob Dylan-Things Have Changed (clicca qui e d apri altra sceda)
Un appello contro la chiusura di Rai Med (il canale Rai dedicato al Mediterraneo e diffuso anche in arabo) è stato lanciato da 40 intellettuali italiani e stranieri. Tra i destinatari Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica, Renato Schifani, Presidente del Senato, Gianfranco Fini, Presidente della Camera, Sergio Zavoli, Presidente Commissione Vigilanza Rai, Mario Monti, Presidente del Consiglio L'appello è stato firmato fra gli altri da Omar Calabrese, Luciano Canfora, Franco Cardini, Tullio De Mauro, Dacia Maraini, Predrag Matvejevic, Antonio Sellerio, Giuseppe Tornatore.
Destinatari del documento sono il capo dello stato, i presidenti delle Camere, il presidente del consiglio e numerosi ministri, i governatori di Sicilia e Sardegna, i vertici della Rai e il presidente della Commissione di vigilanza.
"Gli eventi di questi ultimi mesi ci mostrano quanto sia importante, spesso determinante, la comunicazione per la nascita delle nuove democrazie e soprattutto per creare un forte dialogo nord/sud - si legge nell'appello -. Per questo la chiusura di Rai Med, l'unico canale italiano e il primo in Europa diffuso anche in arabo, ci appare una decisione irragionevole, un provvedimento piu' che doloroso, che arriva proprio nel momento in cui sulle sponde del Mediterraneo si sta giocando una partita storica, da un punto di vista politico, economico e culturale".
"Cancellando la finestra di Rai Med - prosegue il documento - l'Italia, prima ancora del Servizio Pubblico Radiotelevisivo, si preclude uno strumento essenziale di intervento in un'area strategica, dove il nostro Paese dovrebbe anzi moltiplicare gli sforzi e le occasioni di presenza. Per questi motivi chiediamo alla Rai di ripensare alla chiusura di Rai Med, restituendo alla Sicilia e all'Italia quel ruolo di mediazione che sia la Storia sia la Geografia le hanno sempre riconosciuto". (ANSAmed).