Sabino Pignataro

venerdì 30 aprile 2010

Il primo maggio: festa o lutto nazionale?


Le immagini della guerriglia di gennaio a Rosarno hanno fatto il giro del mondo. Seguiti da proclami politici, buoni propositi, manifestazioni di solidarietà e impegni a cambiare le cose. Alcuni pullman carichi di extracomunitari partirono da Rosarno in direzione Crotone e Bari, in tutto 1200 andarono via. Altrettanti andarono via con mezzi propri, consapevoli che una convivenza pacifica non era più possibile. Sembrava che tutto fosse finito. Ma non era esattamente così. La tensione in paese è stata riaccesa dagli arresti dello scorso 26 aprile, che hanno portato in carcere 30 tra caporali e proprietari di agrumeti, tutti accusati di associazione a delinquere, sfruttamento della manodopera e induzione all’immigrazione clandestina.L'operaio morto a Cerignola dopo essere caduto all'interno di un silos di grano, lavorava in nero ed era un invalido civile. Nicola Gadaleta aveva necessità di lavorare. Anziché fare passi in avanti sulla sicurezza e sulla lotta al lavoro nero ci ritroviamo con un morto in più. La necessità di lavorare a tutti i costi spinge le persone a mettere a repentaglio la propria incolumità fisica e ad accettare qualsiasi forma di occupazione.
Domani a Rosarno ci sarà una grande manifestazione per il lavoro, la legalità e la solidarietà. Il comizio conclusivo sarà tenuto dai tre segretari dei sindacati Cgil, Cisl e Uil.
Ma il primo maggio è giusto chiamarlo ancora festa del lavoro, o come sembra più esatto, bisognerebbe proclamare un giorno di lutto nazionale?

Sosteniamo la causa di Avni Er.


Avni è un oppositore politico, accusato di appartenere al partito comunista DHKP-C . Avni è colpevole solo di aver svolto nel corso degli anni una puntuale denuncia delle violazioni dei diritti umani e della libertà d'informazione in Turchia.
Il 1° aprile 2004 un'operazione repressiva ha provocato l'arresto di 82 persone in Turchia ed altre 59 persone tra Germania, Olanda, Belgio, Grecia ed Italia. Tra loro giornalisti dell'opposizione, membri di organizzazioni democratiche e per la difesa dei diritti umani, avvocati ed artisti.
Avni, a seguito di un processo scandaloso durante il quale testimoniarono contro di lui, a volto coperto, i torturatori turchi, fu condannato dalla Corte di Assise di Perugia nel 2006 con successiva conferma della Corte d'Appello di Perugia.
Seguì una vasta campagna di mobilitazione e sensibilizzazione cui aderirono diverse associazioni nazionali (Arci, CRVG- Conferenza nazionale del volontariato della giustizia, Antigone) e vari esponenti politici; ci fu una dichiarazione a tutela dell'incolumità di Avni e per il rispetto delle norme internazionali a difesa dei diritti dell'individuo da parte dell'europarlamentare Giulietto Chiesa; ci furono molti ordini del giorno da parte del Consiglio provinciale di Lecce (marzo 2008), del Consiglio Regionale della Toscana, della Sardegna e della Campania.
Anche il Consiglio Regionale della Puglia, nel giugno 2008, ha sottoscritto una mozione contro l'estradizione di Avni in Turchia, con esplicito riferimento all'art.10 della Costituzione italiana: "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge".
Secondo associazioni internazionali ed autorevoli come Human Rights Watch, Amnesty International, nonché la Commissione ONU per i diritti umani ed il comitato Europeo per la prevenzione della tortura, in Turchia vi è il fondato timore di violazioni dei diritti, di trattamenti inumani e degradanti, di tortura.
Avni si è visto rigettare la richiesta d'asilo nel nostro paese e ha presentato ricorso al Tribunale di Bari che si pronucerà il prossimo 6 maggio 2010. Avni rischia l'espulsione in Turchia, dove sempre secondo il parere della Commissione egli non corre rischio alcuno di tortura.

mercoledì 28 aprile 2010

Un gesto meridiano.


Tratto da Personaggi senza autore di Gaia Rayneri.
Per una turista europea che si reca in Marocco, avere l'impressione di avere pagato poco ciò che si è comprato dopo ore di contrattazione è senz'altro una delle soddisfazioni maggiori della vacanza.
Così, arrivata da poco a Rabat, tutta contenta mi porto a casa per cinque euro una collanona di legno di argan, e vado a prendere un caffè per festeggiare l'acquisto. Nel bar ci trovo Mehdi, diciassette anni, marocchino, che si presenta e si complimenta per i miei braccialetti, quelli che ho comprato a Torino per cinquanta centesimi da Said, che ti fa esprimere un desiderio mentre te li annoda. “Puro artigianato italiano”, mi dice.
Chiacchieriamo, lui mi racconta che è fortunato, ha un lavoro di dodici ore al giorno per il quale è pagato cinque euro. “All'ora?”, chiedo io, lui mi guarda come se fossi matta. “In tutto fanno centocinquanta al mese”, mi spiega. Insiste per pagare il caffè, ho letto sulla guida che qui può sembrare scortese rifiutare un'offerta, ma la guida vai a sapere chi l'ha scritta, così insisto, invano.
Gli dico che devo andare in autobus a Beni Mellal, e lui mi accompagna al taxi, allunga una banconota all'autista, specificando che gli sta lasciando una mancia perché mi tratti bene. I miei soldi non li vuole, “Ici en Maroc vous êtes les invitées”. Faccio un rapido calcolo, ha appena speso per me l'equivalente di due giornate e mezza di lavoro, ciò che io guadagno dando quarantacinque minuti di ripetizioni di latino. Prima che io parta ci avvicina un signore, chiedendoci una moneta. Ho letto sulla guida che da queste parti dare offerte potrebbe significare essere inseguiti per ore da mendicanti che cercheranno in tutti i modi di venderti qualcosa, allora mi scuso, non ho nulla. Mehdi lo rincorre e gli lascia una manciata di monete. Poi torna da me, mi sorride, mi apre la porta del taxi e augurandomi buon viaggio sussurra “Ah, la misère”.

mercoledì 21 aprile 2010

Franco Cassano e Felice Di Lernia: spiegano il pensiero meridiano di Vendola

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SGUARDO E ALTERITA' NEL PENSIERO MERIDIANO


Il prof.Mario Alcaro interviene su "Sguardo e alterità nel pensiero meridiano" durante un' intervista a margine di un seminario sugli strumenti della cultura musicale calabrese, tenuto all'Università della Calabria nel mese di luglio 2009.
Mario Alcaro insegna Storia della filosofia nell'Ateneo calabrese. Tra le sue pubblicazioni: "Bertrand Russell" (Giunti, 1990), "John Dewey. Scienza, prassi, democrazia" (Laterza, 1997), "Sull'identità meridionale" (Bollati Boringhieri, 1999), "Economia totale e mondo della vita" (Manifestolibri, 2003).

domenica 18 aprile 2010

Il Mediterraneo che scorre placidamente in Roberta Cartisano.


di Annalisa Esposito, tratto da Whipart
Conosciuta ed apprezzata da molto tempo nel circuito, Roberta Cartisano, da sempre porta in giro le sue canzoni che suscitano emozioni forti. Il suo disco d'esordio, Autentiche Voci, scritto ed arrangiato da lei con la co-produzione di Lele Battista, vedrà anche la partecipazione di ospiti di spessore quali Cesare Basile e Giorgio Mastrocola (La Sintesi, Battiato). In ogni traccia vi sono persone da conoscere e luoghi da osservare; vi è la ‘piazza' nella quale incontrarsi, come fosse un bisogno, una necessità, soprattutto in questo periodo storico in cui «si è perso il senso della memoria storica, si tende a creare qualcosa che possa essere cool e alla moda e nel momento in cui nasce porta con se già l'ansia di essere superata (R.Cartisano)».
Per leggere l'intervista alla musicista/cantautrice calabrese trapiantata a Milano (clicca qui).

sabato 10 aprile 2010

Dalla Puglia alla Crimea.


Oggi alle ore 17,00 sarà il Rettore dell’Università di Bari ad aprire i lavori di “I pugliesi di Crimea: dall’800 ad oggi”, spazio storico per indagare una vicenda umana, sociale, culturale ed imprenditoriale pugliese: l’emigrazione di tremila persone, per la maggior parte della provincia di Bari (in particolare di Trani, Bisceglie e Molfetta), verso la Crimea, a Kerch. Un’emigrazione particolare: benestanti, commercianti, professionisti ed operai specializzati, trasferitisi nel corso di un secolo (il 1800) con due consistenti flussi migratori tra il 1830 e il 1850 e tra 1870 e il 1890.
Tra gli interventi previsti, due esperti dell’Università di Bari: Anton Giulio de’ Robertis, docente di Storia dei Trattati e di Politica Internazionale ed Ennio Triggiani docente di Diritto dell’Unione Europea.
A ricostruire e ripercorre i fatti, dall’inizio del 1800 ai giorni nostri, il giornalista Tito Manlio Altomare, autore del documentario “Puglia oltre il Mediterraneo” promosso dalla Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo e Assessorato allo Sviluppo Economico. Realizzato sulla base di un anno di lavoro e di autorevoli consulenze di storici italiani, il documentario, co-finanziato dall’Unione Europea, rientra nel progetto-iniziativa “Crimea e Kazakistan.oltre il Mediterraneo”, una tappa per arrivare a sviluppare il “Progetto-Paese Puglia-Mar Nero”, finalizzato ad aprire nuovi canali di sviluppo economico per le imprese pugliesi in un’area che si caratterizza come mercato in forte crescita, legato alla nostra regione poiché terminale della direttrice transeuropea del Corridoio VIII.
Si tratta di una vicenda di grande capacità imprenditoriale. Di managerialità “ante litteram”. Un esempio per chi opera economicamente e commercialmente oggi. Ma anche una storia tragica, con confische e perdita di diritti civili dopo la Rivoluzione bolscevica, sterminio politico durante il regime staliniano ed, infine, deportazione di massa dell’intera Comunità in Kazakhstan in piena seconda guerra mondiale. Un’emigrazione che racconta, attraverso le sue fasi, i totalitarismi in Europa nel XIX secolo. Oggi di quella importante ed agiata Comunità, vivono circa 500 persone fra deportati sopravvissuti e loro discendenti, con problemi economici e di non riconoscimento del proprio stato.
Da quella storia si può trarre spunto per tracciare le coordinate di un possibile futuro sviluppo dei rapporti fra la Puglia e i Paesi oltre il Mediterraneo, a partire dai legami ancora esistenti tra le comunità economiche pugliesi e quelle, di origine pugliese, che hanno ormai messo salde radici in quei paesi.

domenica 4 aprile 2010

L'Agricoltura in un'ottica euromediterranea.


Presso la facoltà di Scienze Economiche ed Aziendali dell'Ateneo del Sannio a Benevento, nell'Aula Ciardiello in via Delle Puglie 82, l'8 e 9 aprile, si terrà il convegno "Mezzogiorno-Agricoltura - Processi storici e prospettive di sviluppo nello spazio euromediterraneo".
Il processo di costruzione del Partenariato euromediterraneo ha aperto una nuova fase nelle relazioni tra Europa, paesi dell'Est e Sud del Mediterraneo, Priorità per il 2010 sarà il completamento della Free Trade Area (in sigla Fta) preparato, nel dicembre 2009, dalla 8° Conferenza ministeriale euromediterranea di Bruxelles, in cui sono stati ratificati nuovi accordi per facilitare la creazione di nuove reti Nord–Sud (in cui si prevede di completare la liberalizzazione dei prodotti agroalimentari con i partner del Mediterraneo) e Sud-Sud (per il completamento/rafforzamento dell'integrazione economica) e la definizione di una Roadmap euromediterranea per il dopo 2010.
In questo ambito, il convegno, evidenziando il carattere multidimensionale dell'agricoltura nel Mezzogiorno e la sua centralità nell'equilibrio euromediterraneo, approfondisce i processi storici, fondamentali per comprendere la complessa realtà delle varie situazioni regionali, e le prospettive di sviluppo del binomio Mezzogiorno-Agricoltura in un'ottica privilegiata, quale quella caratterizzata dalle politiche di cooperazione per la costruzione dello spazio euromediterraneo. Il convegno si sviluppa su due linee: analisi macroeconomica Italia/Mezzogiorno/EuroMed; approfondimenti regionali. Finalità ultima del convegno è, perciò, quella di avviare la costruzione di una "visione comune" del Mezzogiorno rispetto a questa nuova problematica, come base per la realizzazione di un network interdisciplinare, tra Università e tra Istituzioni, da allargare ai paesi partner euromediterranei.