Sabino Pignataro

venerdì 30 aprile 2010

Il primo maggio: festa o lutto nazionale?


Le immagini della guerriglia di gennaio a Rosarno hanno fatto il giro del mondo. Seguiti da proclami politici, buoni propositi, manifestazioni di solidarietà e impegni a cambiare le cose. Alcuni pullman carichi di extracomunitari partirono da Rosarno in direzione Crotone e Bari, in tutto 1200 andarono via. Altrettanti andarono via con mezzi propri, consapevoli che una convivenza pacifica non era più possibile. Sembrava che tutto fosse finito. Ma non era esattamente così. La tensione in paese è stata riaccesa dagli arresti dello scorso 26 aprile, che hanno portato in carcere 30 tra caporali e proprietari di agrumeti, tutti accusati di associazione a delinquere, sfruttamento della manodopera e induzione all’immigrazione clandestina.L'operaio morto a Cerignola dopo essere caduto all'interno di un silos di grano, lavorava in nero ed era un invalido civile. Nicola Gadaleta aveva necessità di lavorare. Anziché fare passi in avanti sulla sicurezza e sulla lotta al lavoro nero ci ritroviamo con un morto in più. La necessità di lavorare a tutti i costi spinge le persone a mettere a repentaglio la propria incolumità fisica e ad accettare qualsiasi forma di occupazione.
Domani a Rosarno ci sarà una grande manifestazione per il lavoro, la legalità e la solidarietà. Il comizio conclusivo sarà tenuto dai tre segretari dei sindacati Cgil, Cisl e Uil.
Ma il primo maggio è giusto chiamarlo ancora festa del lavoro, o come sembra più esatto, bisognerebbe proclamare un giorno di lutto nazionale?

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