Sabino Pignataro

domenica 23 maggio 2010

Il Mediterraneo è la nostra Cina.


Tratto da Limes
Un terzo del commercio mondiale transita nel Mediterraneo. Le esportazioni asiatiche, soprattutto cinesi, raggiungono i mercati europei e americani in prevalenza attraverso le rotte che passano da Suez e poi da Gibilterra.
Lungo la rotta che passa a sud dell'Africa, doppiando il Capo di Buona Speranza, vengono trasportati 12,2 milioni di teu, l'unità di misura usata per calcolare la capienza dei container, contro i 15,3 che attraversano il Mediterraneo, nonostante la crescente minaccia dei pirati lungo il corno d'Africa, all'imboccatura del Mar Rosso.
L’Italia stenta a intercettare questo enorme flusso nonostante la sua posizione geografica favorevole perché non dispone delle infrastrutture portuali e di trasporto terrestre su cui invece poggiano non solo i grandi hub del Nord Europa, a cominciare da Rotterdam, ma ormai anche i nuovi grandi porti della costa Sud, come il gigantesco scalo di Tangeri.
E' in corso una dura competizione tra i porti del Mediterraneo per diventare uno dei grandi hub utilizzati dalle compagnie di trasporto per movimentare i container da navi più grandi a navi più piccole o inviarli direttamente via terra verso i mercati di riferimento dei singoli porti.
In molti stanno investendo sulla sponda Sud del Mediterraneo, che rappresenta un mercato da 280 milioni di abitanti in forte crescita demografica ed economica. Ormai in queste regioni gli investimenti europei sono solo il 40% del totale e quelli americani il 10%, contro il 30% proveniente dai paesi del Golfo Persico e il 20% da paesi emergenti come Brasile, India, Cina, che scommettono sul Mediterraneo meridionale anche per salvaguardare le rotte marittime per loro così importanti.
In questa fase di crisi è una grande opportunità di crescita per l'economia italiana. E' il Mediterraneo è la nostra Cina.

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