Sabino Pignataro

sabato 18 luglio 2009

Il Sud: da periferia dell'Europa a centro dell'Euromediterraneo.

In questi anni è cresciuta la distanza tra il Sud dell'Italia e l’Europa. Lo dicono i dati: prodotto interno lordo per abitante, tasso di attività, tasso di disoccupazione. Gravi sono le responsabilità della politica: mancata strategia di avvicinamento all’Europa, inadeguata collocazione nel contesto Mediterraneo, spreco di opportunità e risorse europee (i fondi strutturali dispersi in miriadi di piccoli interventi che non hanno inciso sui fattori di sviluppo). Non meno gravi le responsabilità dei governi di destra e di sinistra che hanno messo in atto una politica di vero e proprio abbandono del Mezzogiorno a cui hanno tolto ingenti risorse che erano state stanziate.
La politica perseguita dall’Unione Europea ci ha penalizzato. L’apertura ai paesi dell’Est europeo ha spostato l’interesse politico ed il baricentro delle iniziative anche finanziarie dell’Unione verso quelle aree, facendo affievolire l’importanza della sponda sud dell’Europa e determinando il progressivo fallimento del processo di Barcellona e della realizzazione di una area di libero scambio nel Mediterraneo a partire dal 2010. E’ fondamentale che il Sud si riconnetta prontamente all’Europa, a cui non si può guardare solo come se fosse una cassa bancomat da cui trarre disponibilità finanziarie o, alternativamente, come un ente lontano che emana regole che ci costringerebbero a radicali e fastidiose riforme. Si deve compiere un salto di qualità per assimilare gli standard europei e per poter davvero cogliere le opportunità che l’Unione Europea mette a disposizione, al fine di valorizzare le importanti risorse di cui la nostra terra dispone.
L'inizio dell'attività parlamentare europea e le elezioni regionali del 2010 possono diventare il momento decisio per rilanciare i temi della politica euromediterranea:
- sviluppo dell’Unione per il Mediterraneo al fine di potenziare le relazioni tra l’Unione Europea e i paesi che si affacciano nell’intero bacino del Mediterraneo sostenendo la creazione di un' Assemblea regionale e locale euro mediterranea;
- sviluppo di programmi sull’ambiente quale il disinquinamento del Mare Mediterraneo, sulle energie rinnovabili, sulla protezione civile, sui trasporti marittimi, sull’agricoltura sana e naturale, sulla istruzione e sulla ricerca, sui beni culturali; creazione od il rafforzamento di organismi quali una Banca Euromediterranea di investimenti, una Agenzia Euromediterranea per le energie rinnovabili, un Ente per lo sviluppo degli scambi commerciali Sud-Sud che valorizzi le imprese e le produzioni dell’area;
- creare un Polo Universitario Mediterraneo con affiancate attività di ricerca nelle tecnologie ambientali, sulle fonti rinnovabili, sulla bioedilizia e sui veicoli ad emissione zero, un' Agenzia Mediterranea per lo sviluppo dell’agricoltura biologica e per la sicurezza alimentare;
- una politica comune centrata sulle opportunità di migrazione legale, sulla lotta alla immigrazione clandestina, sul diritto di asilo, sugli interventi per generare opportunità di sviluppo nei paesi di più forte migrazione;
- valorizzazione delle risorse locali piuttosto che favorire produzioni massificate e senza qualità, privilegiando le produzioni tipiche, rispettose dei cicli agricoli naturali, del mare e dell’ambiente agevolando le filiere che possano portare alla grande utenza europea prodotti sani, della tradizione agroalimentare, rigorosamente certificati ed etichettati, in modo da fornire ai consumatori la più agevole e trasparente tracciabilità, nonchè le produzioni artigianali ad alto valore aggiunto.
L'attuazione di questo programma porterà il Meridione a non essre più visto come la frontiera sud dell’Europa, a svolgere un ruolo di cerniera tra i popoli del Mediterraneo e quelli del Nord Europa ma soprattutto a fermare l'emoragia di giovani che migrano verso quei territori dove la politica europea ha concentarto i suoi sforzi e che oggi raccolgono i frutti dello sviluppo.

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