Sabino Pignataro

domenica 12 luglio 2009

L'Europa e l'equilibrio Mediterraneo

di Boris Biancheri
Presidente ISPI, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, Milano
C'è una certa contraddizione in atto in questo momento nel rapporto euromediterraneo. Il Mediterraneo ha accresciuto la sua importanza strategica: negli ultimi anni, per una serie di fattori quali la lotta al terrorismo, l'incidenza della guerra in Iraq, è diventato ancor più un centro sensibile, un'area di rischio e di potenziali instabilità. Questo fatto comporta, per l'Europa, una nuova riflessione perché proprio contestualmente a questo processo, l'Europa attraversa una fase di allargamento e il peso specifico dell'area continentale europea si accresce sensibilmente. Due Paesi mediterranei di grande importanza politica e culturale come Cipro e Malta entrano nell'Unione Europea; ma se facciamo il conto materiale del peso degli abitanti dell'Unione Europea, vediamo che i nuovi membri dell'Europa centro-orientale assommano a 77 milioni di abitanti e i due nuovi membri mediterranei a un milione di abitanti; che il prodotto interno lordo dei nuovi membri dell'Europa centro-orientale è di circa 440 miliardi di euro e quello dei nuovi membri mediterranei di circa 11 miliardi di euro. Quindi, il peso del continente europeo si accresce. È comunque forte la convinzione che il Mediterraneo rappresenti nel contesto generale e internazionale un'area di particolare importanza e sensibilità. Non basta più mantenere l'area in quella sorta di equilibrio che si è conservato per tanto tempo e che tuttavia è stato insufficiente per segnare dei progressi veramente sensibili; occorre ricostruire un equilibrio e per realizzarlo è necessaria la cooperazione dei Paesi dell'area mediterranea. Inoltre, la dimensione del Mediterraneo è soggetta a nuove definizioni. L'area mediterranea risente dell'influenza di quelle zone di "retroterra mediterraneo": il Golfo, il Mar Nero, lo stesso Caspio che agiscono e interagiscono sugli equilibri del Mediterraneo, ma il cui centro di gravità è altrove. Il Mediterraneo, dunque, si trova non soltanto a confrontarsi con i problemi esistenti al suo interno, ma anche con quelli che provengono dalle aree vicine che ne influenzano la stabilità. Credo quindi sia lecito dire che il Mediterraneo attraversi obiettivamente una fase di difficoltà: spetta in primo luogo all'Europa il compito di ricostruire un equilibrio.

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